Compro oro e banco metalli non sono la stessa cosa!

compro oroL’esplosione del numero di negozi che si offrono di acquistare oro e preziosi pagando in contanti, gli ormai famosi compro oro, è nel nostro paese un fenomeno abbastanza recente. Essi hanno hanno iniziato a nascere in seguito alla liberalizzazione del mercato dell’oro avvenuta nel 2000.

Se la forma attuale è quindi relativamente nuova, il concetto di ritirare oggetti in cambio di denaro è molto antico, e possiamo farlo risalire ai monti di pietà o banchi dei pegni. Queste istituzioni affondano le proprie radici nel medio evo: i primi esempi si possono trovare in Spagna nel 1300, ma è nell’Italia del secolo successivo che l’istituzione si sviluppa sia numericamente che organizzativamente ad opera delle congregazioni di frati minori, fino a essere presente in tutte le maggiori città della penisola. Il fine dei monti di pietà non era, come si può facilmente immaginare, il guadagno dell’esercente, bensì di offrire denaro in prestito a breve termine a coloro i quali non avrebbero avuto altro modo per ottenerlo.Perciò il monte di pietà basava il suo funzionamento sul pegno, garanzia di più facile accesso per la gente comune. Non era certamente un’idea originale: il pegno è praticato da sempre e nel Medioevo in particolare dai commercianti di ascendenza ebraica. Ai frati minori va il merito di aver organizzato e se vogliamo standardizzato il pegno. Il funzionamento era abbastanza semplice e non è cambiato molto nel tempo. Chi voleva accedere al prestito portava un oggetto, prezioso o meno, al monte questo era valutato e veniva erogata la cifra corrispondente in denaro. Il cliente aveva poi a disposizione un certo lasso di tempo per tornare a riscattare i propri beni. Se non lo faceva, questi divenivano automaticamente di proprietà del monte, che solitamente procedeva con una vendita all’asta. In origine l’ente poteva guadagnare solo se vendeva all’asta a prezzo superiore all’ammontare del pegno. La morale cristiana dell’epoca era infatti abbastanza rigida, e un ente caritatevole non poteva trarre profitti. Ovviamente ciò non durò a lungo. Perciò furono lentamente introdotte delle forme di remunerazione del denaro prestato, soprattutto per permettere all’ente si sostentarsi. La prima forma di remunerazione era data dalla differenza tra il valore di mercato degli oggetti impegnati e la somma erogata in prestito. Successivamente fu anche introdotto un interesse sul prestito.
Anche se hanno perso l’onore delle cronache e non sono più istituzioni caritatevoli ma veri e propri enti con scopo di lucro, i monti di pietà sono ancora presenti nelle maggiori città italiane, spesso ancora ospitati nelle sedi storiche, e gestiti da istituzioni bancarie, mantenendo sostanzialmente invariata la formula operativa medievale.

Le differenze tra banco dei pegni e compro oro sono numerose e sostanziali, è facile fare un parallelo tra l’istituzione medievale del monte di pietà e l’attuale figura dei compro oro e banco metalli, della quale almeno concettualmente paiono essere gli eredi.
Prima di tutto va chiarita la differenza tra compro oro e banco metalli. I primi possono acquistare oro usato dai privati per poi rivenderlo ad altri privati oppure ai banco metalli per farlo fondere. Non possono invece vendere o acquistare oro puro in forma di lingotti o monete. I banco metalli invece si occupano di acquistare oro vecchio dai compro oro stessi, oppure da privati per fonderlo e rivenderlo a privati, banche o gioiellerie sotto forma di lingotti di metallo puro. Precisiamo che non tutti i compro oro sono anche banco metalli, mentre è facile che i banco metalli si forniscano di un servizio compro oro per rendere più facile il proprio approvvigionamento di materiale.

Come abbiamo accennato i negozi compro oro hanno iniziato a svilupparsi a partire da una legge del 2000 che, recependo una direttiva europea, ha liberalizzato il commercio dell’oro, mentre i banco metalli esistevano già ma non fornivano servizi al pubblico. Prima di questa data infatti era la banca centrale a gestire in via esclusiva il mercato dei metalli preziosi. Potevano acquistare oro puro solo le fonderie e gioiellieri, che poi lo rivendevano al pubblico solo in forma lavorata. Ai privati cittadini era addirittura proibito detenere oro puro, e meno che mai vendere gioielli usati. Vediamo così che il semplice atto di rivendere un gioiello usato, che oggi ci appare tanto normale, fino ad un decennio fa era proibito e, viste le ovvie potenzialità che un tale mercato offre, non stupisce che il numero di esercenti si sia rapidamente impennato fino ai livelli attuali. La spinta finale allo sviluppo della categoria è stata offerta dalla crisi economica che ha colpito duramente, e ancora affligge, l’Europa in questo decennio. E’ facile immaginare come in tempi di disoccupazione e di difficile, se non impossibile, accesso al credito, la possibilità di vendere vecchi gioielli in cambio di denaro contante per far fronte alle necessità quotidiane, sia apparsa a molti come un’ancora di salvezza.

Parlando delle differenze tra l’istituzione medievale e la forma attuale, vediamo che prima di tutto è cambiato il fine. I compro oro sono infatti società con scopo di lucro. Semplici esercizi commerciali. E, seppur come abbiamo visto per alcuni la differenza è irrilevante, non si prefiggono alcun fine caritatevole o assistenziale.
Un’altra differenza fondamentale è nel tipo di transazione. Mentre il monte di pietà erogava un prestito garantito da un pegno, quindi riscattabile, il compro oro acquista l’oggetto in questione. Chi lo vende non avrà più alcun diritto di prelazione su di esso. Volendo potrà però riacquistarlo al prezzo di mercato.
Una similitudine tra i due esercizi sta nella fonte di guadagno. Il compro oro non prestando non applica un interesse, ma come il banco dei pegni guadagna sulla differenza tra il prezzo acquisto di un oggetto ed il prezzo di vendita che riceverà da una fonderia o da un altro privato.
Dalla nascita dei compro oro ad oggi, si nota come questi siano ormai considerati come una specie di finanziaria. La clientela è infatti cambiata negli anni e, mentre prima vi si recavano quasi solo persone in difficoltà, ora sono in molti a vendere oggetti inutilizzati per potersi permettere acquisti anche futili.

Ovviamente come accade da sempre, tutti coloro che maneggiano molto denaro non godono di buona fama, spesso più per l’astio diffuso da coloro che si vedono costretti a ricorrervi che per motivi effettivi. A questo pensiero comune non sfuggono certo i compro oro. A più riprese, complice anche una stampa non sempre benevola, sono stati accusati delle più disparate nefandezze, dalla truffa al riciclaggio di denaro.
Diciamolo subito, queste leggende non hanno ragion d’essere. E’ chiaro che qualche caso di negoziante disonesto ci sarà sempre, ma questo accade allo stesso modo per un compro oro o per un salumiere, piuttosto che un artigiano. La realtà è che questi esercizi sono asserviti ad una strettissima logica di concorrenza, perciò coloro i quali offrano prezzi non vantaggiosi, che ad alcuni potrebbero appunto ricordare una truffa, vengono fisiologicamente messi a margine dal mercato stesso. Dal punto di vista della legalità, ricordiamo che la normativa del settore è molto severa. Sono previsti numerosi controlli periodici nel corso dell’attività, che vanno dall’autorizzazione all’esercizio concessa dall’autorità di pubblica sicurezza fino al collaudo degli strumenti, ad esempio le bilance, effettuata dall’ufficio pesi e misure. In ultimo i compro oro devono emettere dettagliate ricevute e non possono erogare pagamenti in contanti per cifre superiori a mille euro.